Fabio D'Andrea -- Re: [pathosNET] Odg2: Arbitri o giocatori? - Lunga, chiedo scusa :o)

Date: 2000/05/16 17.01
From: "Fabio D'Andrea" <mc6148@mclink.it>
To: PathosNET@pathos.it


Mesdames et messieurs,

qualche osservazione più o meno pertinente all'odg di turno. Qualche tempo fa avevo postato in Tech alcune riflessioni sullo stato del Pathos, che ho avuto il piacere di vedere abbastanza condivise, almeno dai protagonisti del dibattito odierno, come ad esempio dal buon Solone, che essendo greco come me mi garba in particolar modo :o)))

>E' molto piu' faticoso e impegnativo essere una
>comunita', essere "amatoriali". Perche' vuol dire
>assumersi tutti, e in parti eguali, la responsabilita'
>di Pathos. Vuol dire rinunciare al diritto di
>pretendere dagli altri piu' quanto non pretenderemmo
>da un amico. Vuol dire rinunciare al capro espiatorio.

Queste ed altre conseguenze derivano dall'essere una comunità r1/r3 e sono tutte scomode e stancanti, anche se il risultato della fatica è normalmente più che appagante, è di solito quel che si cercava quando ci si è imbarcati nell'ennesimo gioco. Secondo me, però, i problemi non finiscono qui, perché noi non solo siamo ormai una comunità, ma anche dediti alla creazione collettiva, alla letteratura interattiva. Mi sembra che questo aspetto si sia poco sottolineato ed è per questo che scrivo, soprattutto in riferimento alla questione arbitri/giocatori.

Scrivere è faticoso. E' impegnativo. Spesso è doloroso, perché costringe ad un confronto con se stessi che di norma si vorrebbe evitare. E' comunque un atto che fa nascere qualcosa. Secondo me, giocare scrivendo è molto più impegnativo che giocare soltanto, con tutte le virgolette e le cautele del mondo relative a questo "soltanto".

E' più impegnativo perché l'investimento sulla "mossa di gioco" trascende la sua efficacia ai fini della trama, perché l'aver scritto il messaggio che la descrive ha un valore ulteriore, estetico ed emotivo. E' un forte segnale di esistenza ed un altrettanto forte gesto di scambio, è una "messa in gioco" di sé in senso alto.

Io credo che molti dei problemi relativi all'aspetto arbitri/giocatori e molte delle questioni sorte nei mesi passati in Tech derivino da questa radice comunicativa e creativa della partecipazione all'avventura del Pathos. Il diniego di "esistenza" che un responso arbitrale non favorevole, o ancor peggio inesistente, può comportare va al di là dei risultati di gioco, intacca equilibri interiori e scatena reazioni emotive che trasformano apparenti quisquilie in questioni di principio e/o di vita o di morte.

Credo che per questo dovremmo riflettere sulla priorità che vogliamo attribuire al nostro agire empathico. Se la priorità va alla creazione letteraria, la questione arbitri/giocatori secondo me non ha senso e cerco di spiegarmi rapidamente, viste le dimensioni del mex :o)

Se si recupera la dimensione narrativa - cioè se TUTTI raccontano un fatto di gioco - è la logica del racconto che interessa, non i risultati PRATICI ai quali esso porta. Forse mi sbaglio, ma ho la sensazione che gran parte delle questioni non riguardino chi ha cosa, ma i modi in cui si è costruito il racconto, che hanno particolarmente penalizzato questo o quello. E' il non riconoscimento di un'azione narrativa ad essere in gioco, non l'amuleto X o la spada Y.

Secondo me, accettare questo implicherebbe una maggiore fatica per l'armonizzatore dei diversi racconti (non più arbitro) ed una maggiore flessibilità nell'applicazione del regolamento, che resterebbe comunque l'ultimo strumento per dirimere eventuali controversie. Comporterebbe però una rinuncia da parte di tutti ad un ruolo preminente nella creazione collettiva ed un allentamento dei toni del conflitto, dato che le esigenze comunicative verrebbero salvaguardate ed il piano occulto del contendere vedrebbe finalmente la luce...

Penso a una specie di lista conflitti dove i contendenti descrivano le loro azioni e dove tutti possano esprimersi sul loro valore narrativo, un po' come il celeberrimo duello di Sandman ed il Demone, penso ad un possibile collegio di lettura, penso insomma ad ALTRI strumenti che non un semplice arbitraggio, che secondo me è troppo legato ad un'idea riduttiva di gioco in cui non riconosco Pathos.

Grazie per la pazienza,

Fabio D'Andrea


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