Marco Oreste Mario -- Re: [pathosNET] Got Them new Names

Date: 1999/06/18 13.40
From: Marco Oreste Mario <momm@agy.bgytf.hu>
To: PathosNET@pathos.it


Qui si va sul difficile, senza vocabolario ci sara' qualche imprecisione.

Se avessi l'originale sarebbe piu' semplice

> "Nor had they yet among the Sons of Eve
> Got them new Names, till wandring ore the Earth,
> ----

        E neanche, avevano trovato nuovi Nomi tra i Figli di Eva,
        ancor errante magma la Terra


> Then were they known to men by various Names,
> And various Idols through the Heathen World.
> Say, Muse, thir Names then known, who first, who last,
> Rous'd from the slumber, on that fiery Couch,
> At thir great Emperor's call, as next in worth
> Came singly where he stood on the bare strand,
> While the promiscuous croud stood yet aloof?"
> ----

        Allora furono noti agli uomini con vari Nomi,
        E vari Idoli al Mondo Pagano.
        Di', Musa, il loro nome poi sappi, chi primo, chi ultimo,
        Sorse dal dormiveglia, su qul fero Giaciglio
        Alla chiamata del loro gran Imperatore, come secondo in valore
        Venne solo dove stette sulla spiaggia nuda.
        mentre la folla mistilingue stette gia' lungi?

> la lingua di Albione merita rispetto.

E' quello che dico anch'io. Per questo dico che non c'e' da fidarsi dei
traduttori improvvisati, tantomeno del controllo ortografico.


> Ergo qui si pone la traduzione....o forse no.

Io c'ho provato, appartengo alla prima categoria e non mi posso avvalere
della seconda.

> un adepto curioso
>

Egregio 'adepto curioso', perche' non ci dici da dove la prendi questa
roba? Cosi' ce la leggiamo tutta in lingua indigena?

MOMM

Dopo un po' scorgemmo il treno. Era fermo davanti a un disco chiuso, e
fischiava. Poi si mosse lentamente, e noi lo seguivamo accompagnandolo
lungo la strada. Guardavamo i carri bestiame, le tavolette di legno
inchiodate sui finestrini. Il treno aveva impiegato tre giorni per
percorrere una ventina di miglia: doveva dare la precedenza ai convogli
militari e poi, non c'era fretta. Anche se fosse arrivato a Podul Iloaiei
dopo tre mesi di viaggio, sarebbe sempre arrivato in tempo.
        Intanto eravamo giunti a Podul Iloaiei: il treno si fermo' sopra
un binario morto, appena fuori della stazione. faceva un caldo soffocante,
era verso mezzogiorno, gli impiegati della stazione erano andati a
mangiare. Il macchinista, il fuochista, e i soldati di scorta erano scesi
dal treno, sdraiandosi per terra all'ombra dei carri.
"Aprite subito i carri" ordinai ai soldati.
"Non possiamo, domnule capitan."
"Aprite subito i carri!" gridai.
"Non possiamo, io carri sono piombati" disse il macchinista; "bisogna
avvertire il capostazione."
Il capostazione era a tavola. Sulle prime non voleva interrompere il suo
desinare, poi, saputo che Sartori era il Console d'italia e che io ero un
domnule capitan italiano, si alzo' da tavola e ci segui' trotterellando
con un paio di grosse pinze in mano. I soldati si misero subito al lavoro,
tentando di aprire lo sportellone del primo carro. Lo sportellone di legno
e di ferro resisteva, sembrava che dieci, cento braccia lo trattenessero
dall'interno, che i prigionieri facessero forza per impedir che si
aprisse. A un certo punto il capostazione grido': "Ehi voialtri, la'
dentro, spingete anche voi!".
Nessuno dall'interno rispose. Allora facemmo forza tutti insieme. Sartori
stava in piedi davanti al carro, col viso alzato, asciugandosi il sudore
col fazzoletto. A un tratto lo sportellone cede', e il carro si apri'.

Kaputt, Oscar Mondadori, p.164









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