Lan-T -- [pathosNET] [PathosNET] Parola di rapito!

Date: 1998/10/05 21.05
From: "Lan-T" <lanti@trecnet.com>
To: "PathosNET" <PathosNET@pathos.it>


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OK, visto che ci tenete tanto a saperlo... ecco il resoconto di come ho
rischiato la pelle a Modena, senza nemmeno sapere perchè.

Come ha già detto Flavio Spiner, ci siamo trovati in un parco di Modena,
sotto un monumento a non so quale patriota. Il tema del live e'
abbastanza semplice: i giocatori (noi) interpretano la parte di novelli
Indiana Jones alla ricerca del Graal che non si sa come era finito a
Modena. Cominciamo, e dopo pochi secondi inizia a piovere. Niente da
dire, la giornata promette bene.

Mentre interroghiamo un PNG (Marco nonsocosa, il tipo con lo spolverino
di pelle nera molto dark) si avvicinano tre tipi piuttosto straniti con
la faccia da nipotini di zio Adolf. Li chiamerò il Muto, la Volpe e il
Kattivo. Parlano con accento straniero. "Però", penso, "organizzato
benino questo live!". Ci chiedono di tre persone (Fabio, Franco e Yuri)
e poi di una lancia insanguinata.
Qualcuno dà una risposta sui generis, ed io, con perfetta scelta di
tempo, mi intrometto dandogli dello stolto e cominciando a declamare le
tre cose che so sulla lancia di Longino. Una recitazione da Oscar!

Peccato che i tre non apprezzino, anzi la Volpe mi stampa al muro e mi
punta in faccia un cannone.

Per mia fortuna so riconoscere un'arma vera da una soft-air (non ha il
bollino rosso :-), quindi mi immobilizzo. Ma da dove sbucano questi? Il
tipo Dark, che forse non aveva capito che le armi erano vere, si mette a
fare il duro. La Volpe si spaventa e scappa, il Kattivo NON si spaventa
e mi spiana la pistola in faccia. Ehi, amico, va bene fare l'eroe, ma la
pelle è mia!

Superman in pelle nera si convince che è meglio fare i bravi, e i tre mi
portano via, mi infilano in una macchina e sgommano. Non vedo granchè
del percorso, la mia attenzione è stranamente tutta dedicata alla canna
della pistola che mi ballonzola davanti al naso. Dopo pochi minuti ci
fermiamo in un vicolo. E qualcuno mi dà una botta in testa. Buio in
scena.

Mi riprendo e mi trovo legato come un salame ad una sedia, in una
stanzetta d'albergo squallida. Squadro meglio i tre che ho davanti: il
Muto guarda spesso fuori dalla finestra e non parla mai (ovvio). La
Volpe sembra l'esemplare ideale di razza ariana: un metro e novanta di
muscoli e lassù, in cima, da qualche parte, anche un cervello. Forse.
Il terzo è il più pericoloso: ha gli occhi di un fanatico e le mani di
pietra, che ben presto fanno conoscenza con il mio naso. Un vero
Kattivo. Ahio!

I tre hanno poche idee ma precise: dove sono Fabio, Franco e Yuri? Come
faccio a sapere tutte quelle cose sulla Lancia? Dov'è che mi fa più
male?

Vi rivelo un segreto: fare dell'ironia con tre nazi pervasi dal Sacro
Fuoco è un ottimo modo per finire la giornata negli annunci mortuari. La
mia lingua, però, non è molto saggia. Risultato: un mignolo rotto ed un
pugno nello stomaco. Sono un ragazzo fortunato.

Come dicevo, il Muto, la Volpe e il Kattivo non sono dei geni, e ci
mettono un po' per capire che non sono un buon incassatore, che le urla
di dolore sono vere, che forse non ne so veramente nulla di questa
maledetta storia. Al che il Kattivo, magnanimo, mi dice che se non mi
torna la memoria entro un'ora mi ammazza. Carino, vero? Poi se ne va con
il Muto, il mio portafogli ed il cellulare di Marzia, la mia
quasi-moglie (e, allora pensavo, futura vedova).

Come avrete notato, cari fratellini, con i nipotini del Furher non ho
detto neanche una parola sul Pathos. Non è merito della mia incredibile
freddezza, bensì della mia abissale ignoranza. Se in quel momento avessi
sospettato che il motivo per cui qualcuno mi stava malmenando e
minacciando di morte eravate voi, beh, probabilmente vi sarebbero
fischiate le orecchie.

Ma torniamo ai fatti.

Dunque, mi lasciano solo con la Volpe. Non ci è voluto molto a farlo
sbottonare. In fondo far parlare la gente è il mio mestiere, più o meno.
Dovevate vedere come gli brillavano gli occhi mentre parlava dei suoi
Sommi Ideali del cavolo e del suo Maestro, "che è stato anche maestro di
Hitler"! Neanche fosse un complimento! E, si, era proprio quel Von
qualcosabottendorf che poi è stato più volte citato, il fondatore
dell'Ultima Thule.

Comunque sia, gli ho dato corda, l'ho lasciato parlare. Poi ho
cominciato a parlare io.

Non potete neanche lontanamente immaginare cosa può arrivare ad
inventarsi la fantasia di un uomo per salvarsi la pelle. Avete presente
John Belushi nei Blues Brothers quando Carrie Fisher gli punta la
doppietta in mezzo alla fronte? Ecco, qualcosa del genere.

Ed il miracolo avviene! L'energumeno, forse per la prima volta da quando
la sua teutonica madre lo allattava, si intenerisce. I lineamenti si
distendono, l'occhio si inumidisce, la mano che regge la pistola trema!
Ebbene si, sono riuscito a fare pietà ad un nazi! Ma talmente bene che
mi libera, addirittura, e mi dice di scappare, di nascondermi, perchè il
Kattivo non sarà così tenero!

Non me lo faccio dire due volte. Corro giù dalle scale, neanche faccio
caso al nome dell'albergo in cui mi tenevano prigioniero. Corro a
perdifiato sotto la pioggia, fino a che quasi non sbatto il muso contro
Marzia e Stefano Spock. Salvo!

Il resto, cari fratelli, lo sapete.

So long,
                Stefano Costantini

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"Le proposte di viaggi strani sono lezioni di danza da parte di Dio"
Bokonon



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