§oCrAtE -- [pathosNET] R: Commento

Date: 1998/05/13 18.49
From: "§oCrAtE" <socrate.di.atene@usa.net>
To: pathosnet@pathos.it


 * Con Alessandro prima, con Roma poi, le cose cambiano di nuovo.
 * L'Impero si forma e inizia a collassare sotto il suo stesso peso.
 * E tutto sta tendendo all'anno uno, alla vittoria del Dio degli
 * Umili sui pantheon pagani. Dov'e' il punto di svolta? E' passato
 * troppo tempo per poterlo sapere con certezza. C'e' qualcuno qui,
 * che parla con noi.
 * Qualcuno che
 * forse ricorda qualcosa.
 *
 * In realta' una traccia c'e'.
 * E porta al
 *
 * 399 A.C.
 * Il Colli nel "La nascita della filosofia" fornisce diversi indizi.
 * Se vi capita di possederlo, scorrete anche solo l'indice con i
 * titoli dei capitoli. E ditemi se non provate anche voi un
 * brivido...

Ahi, triste e` per me il rammentare questa data... in tale anno io, Socrate, morii per la stoltezza degli uomini.
Spesso ricordare e` cosi` difficile, la mente si dibatte ancora nelle catene del torpore dei millenni.
Io, ora, ricordo con chiarezza, ma per quanto potra` durare?

Nessun compromesso accettai: di fronte ai cinquecento miei giudici, io, il tafano della Citta' di Solone, ribadii la superiorita` delle ragioni dell'anima.
Mi riconobbi innocente, ma questo al tribunale non basto`, perche` non di Ragione, ma di Ignoranza vollero cibarsi. Vollero rendere onore agli dei falsi e bugiardi, che io avevo insegnato non esistere. L'unico vero oggetti di venerazione e` la propria anima.
I miei amici mi proposero di fuggire, e io non potei accettare. Come avrei potuto rinnegare le Leggi di mio Fratello? Tra le lacrime, i miei se ne andarono. Rimasi solo, io con le mie domande, e poche risposte.

Afferrai la coppa di cicuta, la portai alla bocca e ne trassi l'amaro fiele che mi avrebbe portato a Thanatos. Terribile, oh quanto terribile!, fu il diffondersi del farmacon nelle mie membra, dapprima ai piedi, poi nelle gambe, poi infino al cuore, man mano facendomi sprofondare nell'oblio del non essere di cui tanto Gorgia (o Eris?) andava declamando.
E quando il veleno raggiunse la mia anima fu il Nulla, e una fiamma si spense nel cuore degli uomini.

''Io non sono mai stato maestro di nessuno; soltanto, se c'e` persona che quando parlo desidera ascoltarmi, sia giovane sia vecchio, non mi sono mai rifiutato; e non e` vero che se ricevo denari io parlo e che se non ne ricevo sto zitto, perche` io sono egualmente a disposizione di tutti, poveri e ricchi, chiunque mi interroghi e abbia voglia di stare a sentire quello ch'io gli rispondo`` (Platone, Apologia, 33a-b).

Ed e` di nuovo oblio.


Socrate.








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